Sono passati undici anni da quando nel 1992, a Rio de Janeiro, l’umanità si impegnava, tramite i governi delle Nazioni Unite, ad invertire la rotta di una politica che stava distruggendo il pianeta.
Alterazioni del clima, effetto serra, dissesto idrogeologico, esaurimento delle risorse naturali, accumulo di rifiuti, contaminazione di acqua e aria, consumo di suoli fertili, distruzione della biodiversità ed impegni concreti a favore delle aree più povere del mondo, sembravano diventare elementi basilari su cui costruire più profonde consapevolezze e nuove azioni per le società del futuro.
Si pianificava la nuova agenda planetaria del ventunesimo secolo, l’Agenda XXI appunto, e le comunità locali avrebbero dovuto assumere un ruolo fondamentale nei nuovi processi politici. Una nuova democrazia sembrava alla portata di mano.
L’anno scorso, il 2002, in South Africa, si è fatto il punto sullo stato di attuazione di quegli indirizzi e il bilancio che si è potuto tracciare non è stato certo positivo. Il mondo ha proseguito la sua corsa autodistruttiva, le disuguaglianze sociali sono aumentate e l’impegno dei Governi nell’attuazione di uno sviluppo sostenibile è sempre meno convinto.
Tuttavia, la rotta tracciata nel ’92 rimane quella giusta e in molti luoghi della terra stanno prendendo forma, dal basso, nuove sensibilità e percorsi innovativi per realizzare gli obiettivi di Rio de Janeiro.
Anche questa esperienza didattica dell’Istituto Primo Levi, che si colloca nell’area della ricerca per rinnovare le radici culturali di un giusto equilibrio fra uomo e natura e rendere evidente la volontà di partecipazione per ricostituirlo laddove è stato compromesso, contribuisce ad indicare una nuova strada verso il cambiamento. Una speranza concreta, perché l’etica della responsabilità è più vigorosa e limpida se a praticarla sono le giovani generazioni.
I ragazzi che hanno realizzato il buon lavoro contenuto nelle pagine che seguono, sono convinti che un altro mondo è possibile, un mondo senza più squilibri sociali e ambientali, un mondo dove economia ed ecologia parlano la stessa lingua.
Fidiamoci, la loro intuizione forse vale di più di tante precarie e modificabili certezze. Aiutiamoli a costruire la società del futuro, quella dove lo sviluppo è davvero sostenibile. Le molte persone che, per buona sorte di tutti, non possono fare a meno di immaginare un mondo migliore di quello che stiamo lentamente distruggendo e, soprattutto, che sanno com’è difficile lottare contro pigrizie e ingiustizie per cambiare veramente, hanno bisogno dell’intelligenza e della passione di giovani come questi.
Sviluppo Sostenibile 2005
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