L'acqua sotterranea: una risorsa nascosta - 2000

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Da dove viene l’acqua che beviamo e usiamo giornalmente nelle nostre attività incasa o al lavoro? È l’interrogativo che apre questo agile libro sul patrimonio di acquenaturali esistente nella provincia di Venezia. Domanda che pochi si pongono almeno per capire l’origine dell’acqua che si beve,le sue caratteristiche nutrizionali, quale grado di purezza e quindi di sicurezzaqualitativa può raggiungere.
Come per molte altre cose semplici di cui abbiamo perso memoria e storia, dall’origineall’uso, l’acqua ci suscita solo una curiosità intermittente che risolviamo,un po’ per pigrizia un po’ per mancanza di informazione, con delle risposte scontate,o meglio, con la convinzione che, in tempi di viaggi nello spazio, qualcuno oqualcosa ci fornirà comunque e sempre l’acqua quotidiana senza tante storie, associando spesso a questa vaga sensazione di fiducia, l’idea che l’acqua della nostratavola nasca già pronta in bottiglia con la sua bella etichetta e le sue bollicine di contorno.
Invece, l’acqua non nasce in bottiglia e non è per niente certo che ne avremoanche per il futuro di buona qualità e in abbondanza, soprattutto se continuiamoa inquinarla e a sprecarla come facciamo oggi.L’acqua dolce disponibile nel pianeta, oltre che nei fiumi e nei ghiacciai delle montagne e dei poli, sta raccolta in vasti acquiferi, sorta di serbatoi naturali, propriosotto i nostri piedi, a profondità variabili, filtrata, resa potabile e gradevole daun’architettura naturale straordinaria che, in milioni di anni, ha sistemato ciottoli,ghiaia, sabbia, limi e argille nel modo giusto, con la funzione primaria di purificarei liquidi che scendono nel sottosuolo per infiltrazione, cadendo dal cielo o scorrendo
in superficie.
In queste immense praterie liquide (falde) nascoste sottoterra è raccolta unaquantità d’acqua dolce pari a circa sedici milioni di chilometri cubi, il quarantaper cento dell’intera riserva potabile del pianeta.Il ciclo dell’acqua è, dunque, un laboratorio raffinatissimo che lavora da milionid’anni, silenziosamente e instancabilmente, senza un attimo di sosta, con un’ef-ficace lentezza che l’uomo ha dimenticato, per rendere disponibile un prodotto dalvalore inestimabile.Il Veneto, e nel Veneto la provincia di Venezia, è fra le aree più ricche di acquasotterranea di buona qualità e questo tesoro nascosto deve essere, prima di ogni altracosa, conosciuto per poterlo salvaguardare da sprechi e inquinamenti e, infine,per usarlo nel modo più equilibrato possibile, perché non è inesauribile come  qualcuno pensa ancora oggi e perché, in parte, abbiamo sperperato il capitale riducendosia la capacità di ricarica delle falde che la quantità globale di acqua dolce chevi si trova.
Infatti, vivendo, lavorando, consumando nelle nostre città, nelle nostre fabbrichee nelle nostre campagne, noi modifichiamo in misura considerevole il delicatomeccanismo che consente parte della raccolta di queste acque, a volte riducendolodrasticamente con cementi e asfalti, a volte avvelenandolo con i nostri scarichi, altrevolte ancora sottraendo in superficie quell’acqua destinata a rimpinguare le falde,
per imprigionarla in una rete artificiale che ci consente di sfruttarla senza troppicontrolli o, peggio, per disperderla direttamente in mare.
In realtà, questo incessante lavorio sulla crosta della terra che, come abbiamovisto, ha conseguenze dirette sul laboratorio nascosto in cui si distilla l’acqua dellavita, non è l’unica causa del pericolo che questa straordinaria riserva naturale corre:una nostra disattenzione cronica nei confronti di ciò che non riusciamo più avedere, a percepire, quindi a considerare nella sua sostanza, è l’altro scenario checonsente un cattivo uso dell’acqua e un rapporto incerto e contraddittorio con lapresenza di questo elemento nella nostra vita.
Così, l’acqua acquista visibilità solo quando, come in questi mesi, crea disagi overi e propri disastri che sono in parte considerevole provocati da una eccessiva manipolazionedel territorio in cui viviamo.Questo libro e gli altri che su questo argomento seguiranno, sono un contributo per riuscire a vedere e conoscere l’acqua prima e al di là delle alluvioni, capire gliequilibri che sono necessari a una tutela attiva della sua quantità e qualità, impararea usarla nel modo più equilibrato per distribuirne in modo solidale le funzionivitali e ricomporla nel nostro paesaggio reale, conquistando in questo modo la partemigliore della cultura e della tradizione veneta che sull’acqua si è sempre riflessa.
EZIO DA VILLA
assessore alle Politiche Ambientali
della Provincia di Venezia