Oggi mercoledì 6 marzo, al centro servizi della Provincia di Venezia a Mestre, l’assessore all’Ambiente Paolo Dalla Vecchia ha aperto il seminario “La tutela delle acque e la riduzione dell’impatto microbiologico: le tecniche di disinfezione e le previsioni del Piano di Tutela delle Acque in Veneto” organizzato dalla Provincia e dall’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto (Arpav).
Il workshop ha registrato la partecipazione di numerosi tecnici dei Comuni del Veneziano, di aziende municipalizzate, di professionisti e di aziende private che si occupano del trattamento di acque reflue. Nel corso dell’incontro anche il dibattito sulla problematica tra enti pubblici e gestori del Servizio Idrico Integrato.
Tra gli autorevoli relatori era presente Fabio Strazzabosco della Direzione tutela dell’ambiente Regione del Veneto. «Secondo le disposizioni del Piano di Tutela delle Acque della Regione del Veneto, dal 9 dicembre 2012 – afferma Dalla Vecchia – è entrato in vigore il divieto di uso di cloro e suoi prodotti nella disinfezione delle acque reflue, divieto poi differito all'inizio stagione balneare e quindi, a fine marzo 2013: negli ultimi anni si è verificata la necessità di adeguare di depurazione alle nuove disposizioni di legge. Questo ha comportato notevoli problemi di tipo tecnico, economico e di garanzia dell’efficacia dei sistemi alternativi, considerato il fatto che l’utilizzo di cloro e derivati rappresentava una tecnica collaudata a basso costo e di sicura efficacia. Su proposta dei gestori del servizio idrico integrato, la Provincia di Venezia e l’Arpav hanno colto l’occasione della prossima scadenza di legge per organizzare un momento di incontro e discussione sulla problematica, coinvolgendo nell’iniziativa la Regione del Veneto. Un primo obiettivo dell’iniziativa è stato fare il punto sulle tecniche alternative che hanno preso piede negli impianti di depurazione per evidenziare, attraverso un’analisi comparata basata su reali esperienze di impiego, le potenzialità e le criticità. In particolare, dopo l’inquadramento generale del problema della disinfezione delle acque reflue su un piano normativo e tecnico/qualitativo fornito dal personale tecnico della Regione del Veneto, della Provincia di Venezia e dell’Arpav, gli enti gestori dei Servizi Idrici Integrati operanti in Provincia hanno presentato le principali metodologie impiegate per la disinfezione delle acque reflue, dal più comune impiego dell’acido peracetico, ad una sperimentazione con l’acido performico svolta da Asi (Azienda servizi integrati) negli impianti di Eraclea Mare e Jesolo. Un secondo obiettivo del workshop è stato fornire indicazioni al legislatore e valutare eventuali proposte di modifica al Pta (Piano di tutela delle acque), ritenute utili in relazione da un lato al rapporto costi/benefici che caratterizza l’utilizzo di una determinata tecnologia, e dall’altro agli obiettivi ed all’efficacia delle misure alternative specialmente per gli impianti di minori dimensioni. Interessante ciò che è emerso oggi: le stazioni di rilevamento lungo la costa veneziana hanno accertato un livello generale di qualità delle acque che già nel 2012, è in linea con la normativa europea per il 2015, quindi con ben 3 anni di anticipo. Le rilevazioni condotte dall’Arpav hanno interessato il livello di inquinamento organico delle acque ed è un controllo sanitario per valutare la loro sicurezza e la balneabilità, che è garantita per la prossima stagione».
Uno degli aspetti che incidono significativamente sulla qualità delle acque è costituito dall’impatto microbiologico in relazione agli obiettivi dettati dalla Direttiva quadro 2000/60/CE e soprattutto dalla Direttiva 2006/7/CE in materia di qualità delle acque destinate alla balneazione. L’impatto microbiologico risulta particolarmente significativo per tutte le zone costiere dove sono presenti scarichi locali, ma sono presenti anche le foci dei corpi idrici che raccolgono le acque di vaste aree. Le aree costiere rivestono un ruolo economico cruciale per l’economia regionale in termini di turismo (balneazione) e di acque destinate alla molluschicoltura. Pertanto la riduzione del carico microbiologico è un aspetto che interessa in maniera determinante proprio le aree costiere tra cui quelle in Provincia di Venezia. «Il piano di tutela delle acque – osserva Fabio Strazzabosco – ha tra le sue caratteristiche quella di essere flessibile nel senso che deve di essere in grado di adattarsi nel tempo alle nuove misure ritenute più efficienti ed efficaci che possono emergere, fra l’altro, anche dalle più recenti sperimentazioni avviate. Perciò, incontri come quello di oggi sono utili per confrontarsi e valutare idee innovative ed eventuali soluzioni più efficaci per la tutela delle acque». http://www.provincia.venezia.it